“Non è un caso, penso, che il tennis usi il linguaggio della vita. Vantaggio, servizio, errore, break, love (zero), gli elementi basilari del tennis sono quelli dell'esistenza quotidiana, perché ogni match è una vita in miniatura. Perfino la struttura del tennis, il modo in cui i pezzi entrano uno nell'altro come in una matrioska, rispecchia la struttura delle nostre giornate. I punti diventano game che diventano set che diventano tornei, ed è tutto collegato così strettamente che ogni punto può segnare una svolta. Mi ricorda il modo in cui i secondi diventano minuti che diventano ore, e ogni ora può essere la più bella della nostra vita. O la più buia. Dipende da noi.”

Già, dipende da noi. Se vuoi qualcosa, devi raggiungerla e prenderla, senza nasconderti, senza delegare ad altri, senza rimandare.
Ed è ancora più difficile se sei timido, chiuso, introverso.
Se lo sei, ti capisco, lo ero anche io fino a qualche anno fa.

Allora come uscirne?
Sicuramente ognuno ha il suo metodo, ora ti racconto del mio.

Da bambino sono sempre stato timido, riservato, chiuso in me stesso e nel mio mondo. Ero nello stesso momento stimolato e spaventato dalle cose nuove, da nuove conoscenze, da nuove esperienze. Se mi mettevi con altri bambini, ero diffidente, parlavo poco, non ero a mio agio. Anche perché non ero chiaro quando parlavo, non venivo capito, sia nelle parole, sia, spesso, nei contenuti.

E avevo paura di essere giudicato qualsiasi cosa dicessi, lo odiavo. Nuove persone? No grazie.
Tranne in un posto: il campo da tennis.
Ci sono capitato per caso:

Mio padre, che gioca a tennis da oltre 40 anni, mi portava con se al circolo. Vedendolo giocare, ho capito subito che fosse molto più di una racchetta, una pallina e un campo. Come ho fatto a capire che volevo giocare a tennis? Volevo solo imitare mio padre? Forse all’inizio, ma è diventato poi qualcosa di più profondo.

È difficile da spiegare ma so che mi capirai benissimo. È come quando capisci cosa vuoi fare da grande, o come quando vedi la donna o l’uomo che diventerà la persona della tua vita. In tutti questi casi si parla di amore.

Giocando a tennis ti senti libero, ti senti volare, capisci di essere tu l’artefice di quel movimento, di quel colpo. Per l’avversario è lo stesso. E vi affrontate, uno di fronte all’altro, vi analizzate, come in un duello, cercando di sfruttare il punto debole dell’altro e di distruggere il suo punto forte. È uno scontro di menti, oltre che di corpi.

Ma è difficile da capire finché non lo provi, finché non metti piede in campo e tutto il resto scompare, finché non senti la sensazione di impattare la pallina nel modo giusto e la pallina va in quel quadratino di campo, veloce, potente, come se fosse comandata da te.

Ma non l’ho capito subito. Ci ho dovuto giocare, ho dovuto affrontare varie sconfitte e fallimenti, soprattutto quando inizi a giocare e la pallina non va nell’esatto punto del campo in cui vuoi mandarla. Un po’ quando nella vita inizi a provare a fare una cosa ma non ti riesce.

Ma soprattutto in campo non ero timido. Fuori dal campo, invece, ero vincolato, come legato. Una sensazione pesante, ero inerme ad essa.
Una volta che si impossessa di te, ti tormenta, ti segue, ti attacca, non ti fa pensare ad altro.

Non volevo essere timido, non riuscire a parlare alla ragazza che mi piaceva, non riuscire ad aprirmi a persone che volevano fare amicizia.
E così tornavo ogni volta a giocare a tennis.

Ho continuato a frequentare il circolo e se in campo potevo considerarmi solo, ero in realtà circondato da decine di persone, da altri tennisti, di ogni età, che condividevano con me quella passione. Anche loro si consideravano soli in campo? Anche loro volevano vincere e vincere e vincere? Anche loro erano timidi?

Eppure parlavano fra di loro, con sincerità.

Ho iniziato a considerare quelle persone al circolo come parte della mia famiglia, dei miei amici. E piano piano la cupola intorno a me è diventata una bolla che si è ingrandita fino a scoppiare.


Stavo bene.

Durante il corso della tua vita, spesso, fai tutto un po’ in maniera automatica, scontata, come se non avesse significato. A volte fatichi a capirti, non ti trovi a tuo agio in tante situazioni: con il tennis impari a superare tutto ciò, ad aprirti, ad essere più attivo, soprattutto se inizi a giocare da ragazzino.

Nel mio caso il tennis mi ha aiutato ad affrontare la timidezza, ad aprirmi alle persone e ad essere meno introverso.
Ma può aiutare a non procrastinare, in quanto dipende da te e dalle tue azioni: se non chiudi il punto, lo farà l’avversario, non puoi attendere o rimandare, non puoi giocare col tempo

Il tennis può aiutare a capire meglio le persone, perché in campo analizzi l’avversario, cerchi di capire cosa pensa e cosa farà, come agisce e il suo modo di giocare e pensare, anche se lui vorrà nascondertelo.
Il tennis ti insegna a non arrenderti mai, perché nel tennis puoi vincere anche facendo meno punti e le rimonte, anche enormi e impensabili, sono possibili.

Il tennis insegna anche la buona educazione: si gioca in silenzio, si chiede scusa all’avversario, si ha sempre rispetto.
Il tennis è uno sport formativo è molto divertente. Per questo ho continuato a praticarlo.

Intanto crescevo e la mia tecnica migliorava. Soprattutto grazie al maestro, che non solo ti aiuta per la tecnica, ma ti aiuta anche a non farti sentire solo in campo. Perché si, effettivamente il tennis è uno sport solitario. Sei solo in campo, te la devi vedere tu, capire cosa fare e non puoi nasconderti in un angolo e far fare a qualcun altro. Non hai contatto neanche con l’avversario. Ti leggi dentro e capisci cosa fare, quando farlo, come farlo.

E se riesci a farlo in campo, ci riuscirai anche nella vita di tutti i giorni, a casa, a lavoro, con la tua famiglia.
Nel tennis non puoi neanche giocare con il tempo, aspettare che il tempo scada, ma ti devi impegnare e muoverti per far si che i cambiamenti avvengano in tuo favore, proprio come nella vita reale.

Forse starai pensando che è tutto interessante e affascinante, ma vuoi vincere, non ti è sufficiente partecipare per sentirti bene.
Giochi, impari, migliori, cresci fisicamente e in tecnica, ma non riesci a trovare quel qualcosa che ti faccia vincere o che comunque ti faccia sentire soddisfatto nel dire “ok, so di aver dato il massimo”.

Mi sono trovato anche io in quella situazione.
In quel periodo stavo studiando biologia e come la nutrizione potesse avere effetti sul nostro corpo. Ho deciso così di approfondire i concetti e applicarli su di me, provando e riprovando, finché non ho capito e trovato il giusto percorso per me stesso. A quel punto ho iniziato a notare miglioramenti esplosivi nel mio gioco, sulla mia mente, sul mio modo di essere.
Poi mi sono laureato, ho acquisito qualifiche e conoscenze e ho deciso di applicare tutto ciò anche agli altri tennisti, per far raggiungere loro il massimo della performance sportiva.
Se sei un tennista, sicuramente ti è familiare ciò che ho detto e ti puoi ritrovare personalmente nelle mie parole e anche tu capisci quanto possa essere importante migliorarsi, non solo per crescere in ambito sportivo, ma anche in ambito personale, nella vita di tutti i giorni.
Se invece non sei ancora un tennista, ma vorresti iniziare, allora spero di averti incuriosito almeno un po’, di averti dato la carica e qualche motivazione per prendere la racchetta in mano e iniziare a praticare questo fantastico sport.
Ma soprattutto se sei un genitore e desideri che tuo figlio sappia come affrontare gli ostacoli della vita, come gioire delle meraviglie che troverà di fronte a se e come raggiungere i suoi obiettivi, crescendo sano.

E io sono qui, per accompagnarti in questo percorso di miglioramento personale, di aumento di salute, di miglioramento di ogni tipo di performance, sono solo in campo.
Io so che quando esco dal campo da tennis mi sento meglio di quando ci sono entrato. Ognuno di noi ha il diritto di sentirsi vivo, di dimostrare che ha qualcosa da offrire.

E ricorda che, come diceva Borg, se hai paura di perdere, non oserai vincere.